IL MANIFESTO DELLE COMUNITA’ ENERGETICHE RINNOVABILI E SOLIDALI

Per una transizione energetica giusta, veloce e solidale

Impianto fotovoltaico C.E.R.S. Napoli Est

Costruire un’alleanza dal basso per la lotta alla povertà energetica. È questo l’obiettivo della Rete delle Comunità Energetiche Rinnovabili e Solidali, che vuole partire da contesti con forti criticità, sia ambientali che socioeconomiche, e dalle aree a forte disagio insediativo per costruire processi di partecipazione e innovazione sociale capaci di innescare un profondo cambiamento dei territori, nell’ottica di una maggior giustizia ambientale e sociale. 

Luoghi abbandonati all’incuria, siti in attesa di bonifica, vertenze sulla qualità dell’aria o dell’acqua, esposizione a rischi idrogeologici, mancanza di servizi, scarsa qualità delle abitazioni e delle scuole di ogni ordine e grado, ma anche aree di pregio naturalistico dove la mancanza di servizi territoriali accelera lo spopolamento. Criticità che peggiorano la vita dei cittadiniabbassando gli standard di qualità e diminuendo le opportunità di sviluppo locale dei territori. E che al contrario rafforzano illegalità, precarietà, disagio e diseguaglianze, soprattutto per i più fragili 

Gli effetti dei cambiamenti climatici, sempre più pressanti, si inseriscono in questo contesto. Lobiettivo della giustizia climatica, che ha riempito le piazze del mondo in occasione della COP26 e non solo, si gioca anche nei nostri territori. Come Rete siamo convinti che proprio da questi bisogna partire per mettere in campo azioni virtuose e concrete di adattamento e mitigazione, che non lascino indietro nessuno, mettendo al centro la partecipazione dei cittadini attraverso il volontariato e con il ruolo fondamentale del Terzo Settore come di amministrazioni pubbliche e imprese 

La giusta transizione ecologica può, e deve, diventare una chance per tutte quelle comunità che hanno bisogno di interventi di risanamento ambientale, per ridurre disuguaglianze, l’impatto del clima sulle risorse naturali e aprire virtuosi processi economici, civili e sostenibili. Un’economia equa, solidale e giusta, sostenuta da infrastrutture sociali “competenti e appassionate” per moltiplicare la nascita di progettualità innovative e creare così valore. 

Sono tante in Italia le esperienze che hanno fatto dell’innovazione sociale un mezzo per risolvere criticità e creare processi di inclusione. In questa ottica, le Comunità Energetiche Rinnovabili e Solidali possono svolgere un ruolo fondamentale. Lo testimonia la prima C.E.R.S. di Napoli Est, realizzata grazie al finanziamento di Fondazione con il Sud, che ha voluto scommettere su questa innovazione come strumento di lotta alla povertà energetica e per creare consapevolezza, mettendo al centro le necessità del territorio. Un fenomeno quello della povertà, e della povertà energeticacresciuto nel nostro Paese dell’1,7% tra il 2019 e il 2020, come ha reso noto l’ultimo rapporto dell’Istat. Trend aggravato dalla pandemia, che ha portato i poveri assoluti alla soglia di circa 5,6 milioni di individui: il 9,4% del totale nel 2020 (erano il 7,7% nel 2019). Un fenomeno su cui pesa, anche, l’inefficienza strutturale degli edifici in cui vive la maggior parte delle famiglie, che sia edilizia privata o pubblica. Un’inefficienza aggravata, specie nelle periferie, dai bassi salari e dalla più totale assenza di manutenzione, che porta a far crescere le spese energetiche e a vivere in condizioni spesso al limite.  

La Comunità Energetica e Solidale di Napoli Est è riuscita a coinvolgere in un percorso condiviso 40 famiglie, che grazie alla realizzazione di un impianto fotovoltaico ora produrranno insieme energia, condividendola e vendendo quella in sovrapproduzione al gestore nazionale. Il ricavato verrà diviso tra le famiglie come supporto concreto alla lotta alla povertà energetica. Questo è risultato è stato reso possibile dalla costruzione di un percorso di comunità, che ha agito sulla consapevolezza delle criticità e sui comportamenti individuali in uno dei quartieri più “complicati” di Napoli, San Giovanni a Teduccio. Un percorso replicabile in altri territori italiani, con formule diverse in base ai singoli contesti e alle possibilità di utilizzo dei tetti di scuole, parrocchie, beni confiscati, uffici pubblici, parcheggi e così via.   

Le Comunità Energetiche Rinnovabili (e Solidali) possono essere una leva fondamentale per il sistema energetico italiano e per gli obiettivi climatici, ma anche per gli aspetti sociali e di comunità che si possono sviluppare in realtà come queste. L’obiettivo della Rete non è infatti solo quello di stimolare la nascita di nuovi modelli ma anche di rendere le stesse comunità protagoniste di una rivoluzione energetica dal basso, spingendo sugli aspetti sociali e solidali dello strumento e portando nei territori occasioni di sviluppo e supporto alla nascita di esperienze solidali. 

Nuove e appassionanti storie possono nascere in grandi città come Napoli ma anche nelle aree interne, montane e nei piccoli comuni. In questa prospettiva va sicuramente messa a frutto lattenzione che il PNRR dedica ai Piccoli Comuni, per i quali riserva risorse pari a 2,2 miliardi di euro, per la realizzazione di almeno 2 GW di nuova potenza, sebbene risulti del tutto incomprensibile lassenza di risorse per gli ambienti urbani e soprattutto per le periferie.  

Come per le periferie, a Napoli, così anche nei Piccoli Comuni abbiamo già esperienze virtuose in corso, proprio come a Ferla, borgo di 2.300 abitanti in provincia di Siracusa, dov’è nata “Common Light – mettiamo insieme le nostre energie”, prima comunità energetica rinnovabile e solidale in Sicilia, frutto dell’azione congiunta di Comune, Università di Catania e dei cittadini, che dopo un percorso partecipato hanno aderito alla comunità coniugando risparmio economico e sostenibilità. La Comunità Energetica siciliana, aperta sia ai cittadini che alle piccole e medie imprese del territorio, è oggi alimentata da un impianto fotovoltaico di 20 kW messo a disposizione dall’unico socio produttore della comunità energetica, il Comune di Ferla.  

A partire da queste esperienze, e grazie al lavoro sperimentale già realizzato, la Rete perseguirà la sua mission di favorire la giusta transizione ecologica dei territori accompagnando la nascita delle Comunità Energetiche Rinnovabili e Solidali e fornendo strumenti di conoscenza e attuazione, con l’obiettivo di perseguire una giustizia ambientale e sociale e di accelerare la nascita di processi virtuosi di economia civile in grado di aiutare le comunità a ridurre le disuguaglianze. 

La Comunità Energetica Rinnovabile e Solidale, che si rivolge a tutti i territori e contesti, rappresenta inoltre una rivoluzione dal basso non solo in ambito sociale ma anche in quello ambientale. Dalle grandi aree urbane ai piccoli comuni rurali e montani, dai condomini alle parrocchie, e ancora università e scuole, incluse quelle popolari. Con un riguardo particolare proprio a queste ultime, perché i luoghi di formazione possono svolgere un ruolo importante anche come comunità educante alla transizione energetica, giusta e solidale, per non lasciare indietro nessuno, dai bambini agli studenti pendolari.  

Un modello energetico diffuso, basato su autoproduzione e autoconsumo di energia da fonti rinnovabili, elettriche e termiche, che si integra con i più grandi impianti a tecnologie pulite. Tra eolico onshore e offshore, fotovoltaico sulle coperture nelle aree marginali e integrate in agricoltura, ma anche bioenergie, geotermia e idroelettrico laddove possibile. In contrapposizione a un sistema centralizzato fatto da grandi impianti alimentati a combustibili fossili, inquinanti e climalteranti. Una concreta possibilità per molti territori di contribuire alla lotta contro l’emergenza climatica e allo stesso tempo di ridurre il peso geopolitico delle fonti fossili, fonte di “ricatti” (basti pensare a quanto sta accadendo per il gas) e di tensioni internazionali.  

Ammonta a 17 GW la potenza installabile al 2030 secondo lo studio Elemens – Legambiente, pari a circa il 30% degli obiettivi di decarbonizzazione del settore energetico fissati dall’attuale del Piano Nazionale Integrato Energia e Clima (PNIEC). Un sistema che, anche grazie alle novità introdotte dal decreto FER II, può arrivare a creare oltre 19.000 posti di lavoro nel solo settore impiantistico, generando un valore aggiunto contabile di 2,2 miliardi di euro lungo l’intera filiera delle rinnovabili, oltre a un aumento del gettito fiscale, al netto delle detrazione, di 1,1 miliardi di euro dalle imprese coinvolte nella costruzione e nella manutenzione degli impianti, dall’IVA (per gli impianti di proprietà) e dalle royalties. Il tutto con un risparmio nelle emissioni di CO2 stimato in 47,1 milioni di tonnellate, sempre al 2030. 

Anche sul fronte della lotta alla povertà energetica, quelli affidati allo sviluppo delle comunità energetiche sono numeri importanti, che possono portare a un risparmio in bolletta fino al 25%. Un contributo fondamentale per affrontare i disagi delle oltre due milioni di famiglie in situazione di povertà energetica, che faticano ad assicurarsi con continuità o sono costrette a rinunciare a servizi energetici come il riscaldamento. O, peggio ancora, a utilizzare tecnologie vecchie e pericolose, causa di incidenti anche mortali. Le C.E.R.S., al contrario, sono un metodo democratico, sicuro e pulito di approvvigionamento energetico, in grado di svolgere un ruolo di traino anche in altri settori, come quello dell’efficienza, della mobilità, degli accumuli e nella gestione dei flussi energetici 

Per tutte queste ragioni, Legambiente, la Comunità Energetica Rinnovabile e Solidale di Napoli Est e il Comune di Ferla, insieme a tutti i sottoscrittori di questo Manifesto, entrando a far parte della Rete delle Comunità Energetiche Rinnovabili e Solidali, si impegnano non solo a mettere a disposizione tutte le proprie conoscenze e competenze al fine di realizzare quante più C.E.R.S. in tutto il Paese, con particolare attenzione alle situazioni e ai luoghi delle fragilità ambientali e sociali, ma anche a stimolare il Governo verso politiche sempre più in grado di accogliere le necessità tecniche e sociali di queste nuove realtà e di aiuto per i piccoli comuni e le realtà in condizioni di disagio per facilitare la realizzazione di comunità energetiche, con la logica dellenergia di comunità come modo di fare welfare sul territorio. Valorizzando sempre di più le risorse e le realtà nei territori, sia in ambito elettrico che termico.