Regione Toscana

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Regione Toscana

La Comunità del Cibo ad Energie Rinnovabili della Toscana nasce nel 2009, con la firma dello statuto dell’Associazione “Agricoltori Custodi della Comunità del Cibo a Energie Rinnovabili della Toscana”, grazie ad un’intesa tra CoSviG, Slow Food Toscana, Fondazione Slow Food per la Biodiversità ed un gruppo di 14 aziende quali caseifici, frantoi, aziende vinicole, allevamenti, che hanno come priorità quella della sostenibilità ambientale. Obiettivo della Comunità del cibo ad energia pulita e rinnovabile è operare tramite regole scritte nel settore agroalimentare insistendo sui metodi di produzione oltre che sui prodotti. Possono aderirvi solo produttori che utilizzino oltre il 50% tra energia termica ed elettrica da fonte rinnovabile nel proprio processo produttivo nonché materie prime provenienti esclusivamente dal territorio toscano, filiera cortissima, ed abbiano sede produttiva all’interno della Regione Toscana.
La cooperativa sociale Parvus Flos nelle sue tre sedi produttive di Radicondoli (SI), Monterotondo Marittimo (GR) e Castelnuovo Val di Cecina (PI) produce fiori e piante con metodo biologico, utilizzando il calore geotermico per il riscaldamento delle serre. Il fabbisogno attuale di calore per il riscaldamento delle serre è di circa 9.500 MWh/anno mentre quello di energia elettrica si aggira intorno ai 380 MWh/anno. L’energia elettrica, utilizzata per il confezionamento del prodotto, per azionare gli aeratori e le pompe e per l’illuminazione, è acquistata dalla rete ed certificata “100% proveniente da fonte rinnovabile”. Il vapore necessario alla produzione viene prelevato da pozzi che si trovano in un raggio di 1,5 km dalle serre, questo per abbattere i costi di realizzazione dei termodotti. Il totale delle spese energetiche di una serra che utilizza vapore geotermico è di circa 310.000 euro l’anno per un risparmio complessivo di circa il  27% . L’energia geotermica copre tutti i fabbisogni termici aziendali, ovvero il 96% della domanda energetica totale e consente di risparmiare indicativamente 810 tonnellate equivalenti di petrolio l’anno, circa di energia primaria; inoltre ammonta a circa 985.000 metri cubi l’anno il metano non utilizzato e la quantità di CO2 non emessa è di 2000 t/anno circa. Nel Comune di Monterotondo Marittimo (GR) il Caseificio Podere Paterno, necessitando di 16 MWh/anno di elettricità per alimentare le celle frigorifere, i macchinari e l’illuminazione e di circa 280 MWh/anno di calore per la pastorizzazione, utilizza l’energia geotermica e  fotovoltaica per garantire il soddisfacimento di  tali processi produttivi. L’energia geotermica copre il 95% della domanda energetica totale. Grazie all’utilizzo del vapore si ha un risparmio di circa 24 TEP/anno di energia primaria, evitando di immettere circa 60 t/anno di CO2 e di consumare 28.896 m3/anno di metano. Con il vapore geotermico in definitiva si ottengono risparmi del 30%  sulla fornitura di calore rispetto ad un impianto che utilizza gas naturale. L’impianto fotovoltaico da 11 kW del caseificio, copre invece il 78% dei fabbisogni elettrici con un risparmio di circa 3 TEP/anno di energia primaria e con la mancata emissione di circa 7 t/anno di CO2. A Montegiovi, nel Comune di Castel del Piano (GR), alle pendici del Monte Amiata, l’azienda biologica Poderina Toscana, produttrice di olio i.g.p. e vino D.O.C.G., al fine di coprire i fabbisogni energetici della struttura e del processo produttivo, si è dotata di un impianto fotovoltaico da 19,8 kW che beneficia delle tariffe incentivanti del secondo conto energia. Tale impianto produce infatti circa 25.000 kWh/anno (oltre 1.250 kWh/kW) a fronte di circa 18.000 kWh di consumo annuo; l’energia in eccesso viene immessa in rete e remunerata con la modalità dello scambio sul posto. La quota di energia consumata nello stesso istante in cui viene prodotta si attesta sul 25% circa. Inoltre una caldaia a biomassa, alimentata dal nocciolino di oliva prodotto dall’azienda stessa, contribuisce a fornire il calore necessario al processo produttivo ed al riscaldamento degli ambienti quali il ristorante presente nella struttura. La parte del nocciolino in eccesso viene venduta e consumata in altri impianti a biomassa della zona.